Un decreto che sacrifica anche la parità

Il 18 ottobre scorso, con 44 voti favorevoli e 33 contrari,
il Gran Consiglio ha approvato l’iniziativa “Risanamento
finanziario e non solo pareggio dei conti entro il 2025”.
Noi di Più Donne ci siamo opposte.

Di fronte alla successione di ondate pandemiche, alla
guerra in Ucraina e conseguente arrivo di profughi fino
in Ticino, alle carenze di materie prime, ai rincari in vari
ambiti (incluse le casse malati) e alle difficoltà
economiche in generale, la richiesta della maggioranza
del Gran Consiglio di “raggiungere il pareggio del conto
economico al più tardi entro la fine dell’esercizio 2025,
con delle misure prioritariamente di contenimento della
spesa” è totalmente contraria al buonsenso. E al buon
governo.

Questa iniziativa va a limitare l’azione del Governo
proprio in uno dei periodi storici di maggiore incertezza,
in un frangente in cui il Consiglio di Stato deve poter
intervenire a sostegno di chi ha bisogno, senza
ritrovarsi le mani legate da inutili pastoie contabili.

Delle finanze sane sono un obiettivo certamente
condivisibile ma quanto impone l’iniziativa va troppo
oltre ed è controproducente.

Il pareggio del conto economico entro il 2025 non può
farsi a scapito delle cittadine e dei cittadini in difficoltà.

Senza dimenticare che le politiche di parità fra donna e
uomo, la lotta alla violenza domestica e di genere, e
ogni altra iniziativa per una società più equa e giusta,
sarebbero pesantemente limitate da tagli indiscriminati
alla spesa e ai servizi.

La parità e i diritti delle donne sarebbero nuovamente
sacrificati e messi da parte, per l’ennesima volta.

Votiamo NO il 15 maggio 2022 al “Decreto legislativo
concernente il pareggio del conto economico entro il 31
dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa
e senza riversamento di oneri sui Comuni”.