Le regole del gioco

La casella di partenza

Alle elezioni di aprile 2019 la lista Più Donne ha ottenuto due seggi: è un risultato straordinario e un eccellente punto di partenza. Tuttavia, poiché abbiamo meno di cinque deputate, non possiamo partecipare alle Commissioni parlamentari. Nella nostra situazione si trovano anche il Movimento per il socialismo (MPS) e il partito comunista (PC) e purtroppo non ci è consentito “sommare” i nostri seggi per creare un gruppo interpartitico. Così stabilisce la Legge sul Gran Consiglio (LGC).

Proprio per consentire a deputati di minoranza che non fanno Gruppo (e quindi non partecipano all’Ufficio presidenziale e non beneficiano del finanziamento di 160’000 franchi) di poter svolgere il loro lavoro di parlamentari, nella Legge sul Gran Consiglio è prevista una norma (l’art. 29 cpv. 2 LGC) che dà facoltà di ammettere tali deputati a partecipare almeno ai lavori delle commissioni tematiche (Sanità e sicurezza sociale; Economia e lavoro; Formazione e cultura; Ambiente, territorio ed energia) – escludendo in ogni caso le commissioni più importanti (Costituzione e leggi; Giustizia e diritti; Gestione e finanze; e le varie commissioni di controllo).

La nostra richiesta

L’art. 29 cpv. 2 della Legge sul Gran Consiglio non ci dà un diritto di accedere alle quattro commissioni tematiche, ma solo la facoltà di chiedere alle colleghe e colleghi di concederci tale accesso. Così abbiamo fatto: abbiamo chiesto di essere ammesse a partecipare in una delle quattro commissioni tematiche, unitamente a MPS e PC.
Giovedì 2 maggio, purtroppo, la legislatura si è aperta con un No a stragrande maggioranza da parte di PLR, Lega, PPD e UDC; solo PS e Verdi hanno sostenuto la nostra richiesta. La votazione è finita 57 a 27, con due astensioni, e noi restiamo fuori da tutte le commissioni parlamentari.

Interventi in aula

L’unica prerogativa che ci rimane è quella di intervenire in aula durante i dibattiti. E qui ci sono altre norme che nuovamente ci penalizzano. Per le liste come la nostra che non fanno gruppo, il tempo di parola è molto limitato. Nel dibattito libero, obbligatorio per le modifiche costituzionali, abbiamo 10 minuti; in tutti gli altri casi, solo la metà: 5 minuti in caso di dibattito ridotto (invece di 10 minuti) o di dibattito organizzato (20 minuti per PLR, Lega, PPD; 15 minuti per PS; 10 minuti per UDC e Verdi).

Ora, è chiaro che avere solo 5 minuti per esprimersi su un oggetto all’ordine del giorno del Gran Consiglio e per cercare perfino di far cambiare idea alle colleghe e colleghi che invece “fanno gruppo”, che magari hanno partecipato in prima persona ai lavori commissionali e che comunque hanno discusso nel rispettivo Gruppo parlamentare quale posizione prendere sul tema… rende l’impresa praticamente impossibile! Infatti, c’è da chiedersi in che modo partecipino ai lavori parlamentari le formazioni che non hanno accesso alle commissioni.

Procedura scritta

Ma c’è di peggio: qualora una commissione opti per trattare un oggetto con la procedura scritta (art. 134 LGC), alle formazioni che non fanno Gruppo non è data alcuna facoltà di parola: non avremo nessuna possibilità di nemmeno partecipare al dibattito parlamentare. Vi è solo la possibilità di fare una cosiddetta “dichiarazione di voto”, cioè di dire in 60 secondi netti come si voterà (sì, no, astensione) ed eventualmente il perché.

E adesso?

Ora, come Più Donne, faremo tutto quello che è in nostro potere per cercare di cambiare e migliorare le regole che, secondo noi, non ci consentono una vera partecipazione democratica.
È chiaro che le regole di funzionamento del Gran Consiglio non sono a nostro vantaggio: i grandi hanno più spazio e più mezzi, i piccoli ne hanno molti di meno. Ma dalla nostra postazione, e con l’aiuto di tutte e tutti voi, faremo un lavoro continuo e costante per cercare di portare i temi della parità all’ordine del giorno.

(c) Foto: Radu Florin on Unsplash