Finanze sane con la parità

Questo è l’intervento di Tamara Merlo, che si è espressa a nome di Più Donne sul Preventivo 2024 nella seduta di Gran Consiglio di lunedì 5 febbraio:

Volete finanze sane? Applicate e fate applicare la parità fra donne e uomini, a cominciare da quella salariale. Vedrete che ci saranno più persone che possono pagare le tasse e meno necessità di versare sussidi.

Ormai lo sappiamo: i salari ticinesi sono decisamente più bassi di quelli svizzeri, mentre il costo della vita è lo stesso ed è cresciuto. E le donne subiscono un ulteriore prelievo dalla loro busta paga, per il semplice fatto di essere donne in una società che approfitta di loro a vari livelli, incluso il lavoro gratuito di cura della casa, famiglia e figli. Questi salari bassi, e illegalmente bassi quando c’è discriminazione salariale per il genere, causano meno entrate nelle casse dello Stato e più uscite sotto forma di spesa sociale.
Qualcosa da fare per la salute finanziaria dello Stato c’è, quindi, ed è la parità. Ancora oggi le condizioni socioeconomiche in Ticino tengono molte, troppe donne fuori dal mondo del lavoro. Del lavoro remunerato, è chiaro, perché per quello gratuito siamo in testa alla classifica. Tutte le misure per la parità sono misure per un’economia più sana e solida, e di conseguenza portano a finanze statali più floride.
Invece l’unica soluzione proposta dalla maggioranza di centro destra è il taglio di tutta una serie di uscite. Siamo sempre state contrarie al decreto Morisoli, che giudichiamo dannoso alle persone e all’economia. Con la proposta di tagli che ha fatto il Governo, si è visto chiaramente a quali idee balzane ha portato.
Cosa possiamo dire alle persone che seguono magari con ansia questo dibattito? Da cittadine del Canton Ticino possiamo solo augurarci che il 2026 arrivi presto, il prima possibile, e di tenere duro fino a quando potremo finalmente archiviare il decreto M.
Sulla base dell’esperienza siamo anche fiduciose che tireremo un bel sospiro di sollievo con il Consuntivo 2023, come sempre si fa con i consuntivi dalle nostre parti. Nel frattempo, però, ci sarà stata tutta una serie di danni alle singole persone più fragili, alle famiglie, al funzionamento dello Stato. I tagli sul personale attuati, prospettati o minacciati, ci preoccupano. Anche perché gli investimenti dello Stato, invece, sono in aumento: chi li gestisce questi investimenti, se tagliate sul personale?
Quando si vota un credito per un progetto, il risultato non si concretizza da sé: occorrono dipendenti cantonali che seguano la procedura dall’inizio alla fine. Anche se c’è chi crede nel potere magico della digitalizzazione e – novità – dell’intelligenza artificiale, non dimentichiamo che sono le persone che fanno lo Stato. Inclusi i compiti dello Stato e inclusa la digitalizzazione.
Tra l’altro, va benissimo essere a favore dell’investimento, ad esempio, per un nuovo Palazzo di Giustizia. Peccato che poi gli stessi non sono a favore di un potenziamento, ad esempio, del ministero pubblico come avevamo chiesto, come aveva chiesto Più Donne con un emendamento, che seguiva peraltro le richieste del Procuratore Generale.
Abbagliati dalla ingannevole semplicità del calcolo contabile e del freno al disavanzo in salsa Morisoli, cercate però di non perdere di vista una semplice verità: che tutto quello che stiamo facendo qui e fuori di qui, come Cantone, lo facciamo per le persone. Tutte. Anche quelle che non incontriamo agli aperitivi, perché invece sono magari in coda al Tavolino Magico.
In dicembre è stato pubblicato il primo Rapporto sociale con i dati sulla povertà in Ticino. I dati sono molto preoccupanti. Anziani e famiglie monoparentali, cioè prevalentemente mamme sole con i figli, sono le categorie più colpite. Che società stiamo costruendo giorno dopo giorno? Il divario tra ricchi e poveri sta aumentando e non farà che aggravare l’instabilità sociale, e di conseguenza metterà in pericolo anche l’economia reale, con la scomparsa del ceto medio e del sogno di una Svizzera – e un Ticino – del benessere e della tranquillità.
È il momento di rimboccarci le maniche e investire pienamente, seriamente sulla parità. Per questo non possiamo votare il Preventivo: perché, ancora una volta, non va nella direzione giusta.